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Eventi, fiere, manifestazioni. Il marmo è protagonista

In che abito abitiamo? Vincenzo Latina

Incontri con l’architetto Vincenzo Latina
Dedicati agli studenti di Accademia SantaGiulia e del Comune di Rezzato

La conferenza tratterà due principali tematiche attinenti agli interessi e le attitudini degli studenti, cercherà con un linguaggio articolato e comprensibile, attraverso esempi, metafore e trasposizioni di aprire nuove visioni e interrogativi su come vivono i luoghi, partendo dall’abito (prima forma di abitare lo spazio, di protezione e cura), sino alla città come espressione d’arte.

 

20 gennaio 2025 ore 09:30
Cinema Teatro CTM Rezzato
Via IV Novembre, 91 – Rezzato (Brescia)

Promosso da:
Distretto Lapideo Bresciano
Rotary Club Valle Sabbia Centenario
Comune di Rezzato
Scuola delle Arti e della Formazione Professionale Rodolfo Vantini
  

22 gennaio 2025 ore 10:00
Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti SantaGiulia
via Nicolò Tommaseo 49, Brescia

Promosso da:
Distretto Lapideo Bresciano
Accademia SantaGiulia
Rotary Club Valle Sabbia Centenario

  

La città, La casa, L’architettura, l’abbigliamento

La necessità di dotarsi di un “abito”, di un riparo è una prima forma di abitare la terra.
Abito. Deriva dal latino habitus ed ha la stessa origine semantica di habitat. Deriva dal latino habere, avere. In seguito è diventato vestimento. Generalmente si riferisce all’abbigliamento che portiamo, ai vestiti che ogni giorno abitiamo.

Abitare. Habitàre, allo stesso modo ha una radice comune che deriva dal latino habere, avere.
Nel caso specifico significa continuare ad avere, ovvero vivere ed avere la consuetudine in un luogo: abitarvi.

C. Darwin, constatò che l’orango si copriva di notte, allo stesso modo sotto una pioggia intensa con le foglie del Pandanus; anche A.E. Brehm (Alfred Edmund Brehm (1829 – 1884), scrittore e biologo tedesco.) notò che uno dei suoi babbuini si proteggeva dal calore del sole estivo ponendo una stuoia di paglia sopra la sua testa.
Tali rilievi hanno portato alle congetture che probabilmente le origini dell’abitare degli umani e le origini dell’architettura e dell’abbigliamento siano derivate dalle abitudini dei primi progenitori dell’uomo. Solo che i Primati, a differenza degli umani, non hanno mai sentito la necessità di coprire il corpo e di costruire ripari stabili.
Abitare è anche assumere abitudini, ovvero le relazioni umane ripetute con lo spazio circostante. Il ripetere delle azioni e l’interagire con un luogo, oltre ad originare le abitudini, determinano anche lo stile di vita. Sono le scelte consuete dalle quali scaturisce una peculiare empatia e un legame tra gli umani e i luoghi che si vivono, che si abitano. Scegliere di abitare un luogo potrebbe essere assimilato all’esigenza di vestire indumenti, e attraverso questi definirne la nostra identità.

Abito (da abitare) è anche la memoria degli oggetti, da non confondere con ricordo o nostalgia, è una relazione affettiva che emoziona, che ricorda sentimenti di esperienze vissute.
Architettura, non è solo l’involucro, la “scatola esterna” che contiene gli ambienti, le stanze, gli arredi, è anche la costruzione dello spazio dell’uomo, che è lo specchio delle persone, della comunità e della società.

La domesticità ormai sembra fuori moda, relegata alle persone di età avanzata, invece è necessario ritrovarla nelle pause dai ritmi frenetici e nevrotici contemporanei, è ritrovare nei luoghi un benessere psicofisico, sia nelle relazioni personali, sia con gli oggetti e gli spazi che viviamo.

La bellezza, oggi è pressoché confusa con l’azione spettacolare, la vertigine, il capogiro, il sensazionalismo, l’estemporaneo, l’illuminazione tout court; la società contemporanea sembra anestetizzata dagli eccessi, dalla velocità delle informazioni e del consumo delle esperienze, tutto ciò si riverbera anche nell’ambiente domestico.
Sarebbe utile ritrovare dei momenti in cui riscoprire il piacere delle pause, del silenzio e delle sospensioni, come quelle ricercate dal compositore John Cage, così da migliorare la capacità d’ascolto, e per chi ha sensibilità anche il suono del silenzio.

Bisogna riscoprire un’educazione all’ascolto, allo stesso modo della visione, della percezione e delle esperienze; una educazione “sentimentale” verso gli altri, nelle relazioni interpersonali, familiari o domestiche; verso i luoghi: città, piazze, strade, le scuole, le case, le stanze e ogni ambiente umanizzato.

Oggi, invece tutto si consuma rapidamente ed è in continua sostituzione, col rischio di generare una società anaffettiva, che non riesce a conferire una equilibrata percezione dei valori, per cui, tutto rischia paradossalmente di diventare oggetto temporaneo, di disvalore, di consumo, da sostituire o da aggredire.

Il sostantivo Abito (anche l’abitare) è stato rapidamente sostituito dall’Outfit (composto di out ‘fuori’ e fit ‘essere adatto, appropriato) che a differenza del gusto e della misura e della probabile (anche se non richiesta) sartorialità del capo d’abbigliamento significa “equipaggiamento completo”, inteso come somma di più capi di vestiario coordinati, alla moda.
Accade sovente che i più giovani acquistino online dei capi d’abbigliamento senza poterli provare. L’importante dell’outfit è avere un look accattivante, che rappresenti lo stile di una persona, quasi sempre di una modella o di una influencer, che indossa e a sua volta invoglia all’acquisto di vestiti coordinati.
Se Abito è anche abitare su misura, l’Outfit potremmo associarlo all’attuale moda dell’home decor che ha gran successo su Instagram. Allo stesso modo dell’attuale tendenza, l’accumulazione coordinata di arredi alla moda, di soluzioni che propongono alloggi con maggiore Appeal così da avere maggiore Glamour.

Viviamo una continua rottamazione dei mobili, delle poltrone e divani, degli elettrodomestici e di molte suppellettili, tutto ciò può ingenerare una disaffezione ai luoghi. Tutto diventa temporaneo, in successione, e la società dei consumi che ci riempie di oggetti ad obsolescenza programmata.
Lo stesso sta succedendo nelle relazioni umani nelle esperienze.

Abitare, dovrebbe avere un carattere maggiormente performante, così da assumere abitudini relative anche alle caratteristiche specifiche del luogo stesso. Le ripetute interazioni con i luoghi danno origine ai comportamenti, allo stile di vita. Il legame esistente tra noi e il luogo (il territorio e la casa) è come scegliamo di abitarlo, di indossarlo e definire la nostra identità.

Riscoprire in che “abito” abitiamo, quali siano i gesti automatici e i comportamenti di routine, e come risvegliare la dolce meraviglia del consueto e delle azioni profonde. Tutto ciò potrebbe aprirci nuove esperienze, nuove vie verso la consapevolezza della casa che si abita che “vestiamo”, con la speranza di non cambiare ossessivamente e rapidamente abito e abitudini.

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Il marmo a expo 2015

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