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La Cappella del Silenzio, esempio di Botticino Classico in architettura contemporanea

La Cappella del Silenzio, esempio di Botticino Classico in architettura contemporanea

La Cappella del Silenzio è un’opera architettonica progettata e realizzata dal giovane studio di architettura Studio Associates fondato da Nicolò Galeazzi e Martina Salvaneschi per I Fuori Onda, associazione di promozione sociale attiva nel bresciano che si occupa di bambini con disabilità mentali.

Un’opera contemporanea che annovera elementi in Botticino Classico e che ha riscontrando grande risonanza e successo internazionale, tanto da essersi guadagnata una nomination per il prestigioso European Union Prize for Contemporary Architecture – Mies Van Der Rohe Award 2019, ed aver recentemente vinto il BIG SEE Architecture Award 2019 | public and commercial architecture.

Situata in cima a una valle nel paese di Botticino, la Cappella si trova al confine tra il vasto bosco selvaggio che domina il paesaggio e il vigneto di proprietà della committenza, fungendo così da elemento di “soglia” tra il mondo antropizzato e quello naturale.

L’edificio, pur essendo appunto definito “cappella” per la sua forma e per la sua funzione di luogo spirituale, è in realtà uno spazio laico perché non inteso al culto in senso stretto, quanto, piuttosto, destinato alla contemplazione e alla meditazione.

La Cappella, lunga e alta 6 metri per 3 metri di larghezza, è interamente realizzata in legno con interni dipinti di nero; esternamente è rivestita di bitume che, oltre a impermeabilizzarla, conferisce alla struttura un aspetto molto materico.

La Cappella del Silenzio è altresì corredata da due importanti elementi in marmo Botticino Classico: il primo ci accoglie sulla via che conduce alla Cappella stessa, si tratta di un monolite con un incavo di forma triangolare per la raccolta d’acqua piovana, elemento naturale di riferimento negli spazi di contemplazione e di preghiera, e che rievoca, seppur in forma laica, la fonte battesimale.

Il secondo elemento in Botticino Classico è un menhir dell’altezza di 3 metri collocato in mezzo al bosco e in direzione del quale si focalizza lo sguardo di chi trovandosi all’interno della struttura guarda verso l’esterno, per catalizzare la concentrazione e la contemplazione.

Grande importanza è stata data alla struttura che definisce lo spazio interno e alla forma che deriva da un attento studio degli archetipi locali, in modo che la piccola cappella potesse rievocare, non tradendo il suo aspetto contemporaneo, immagini presenti nella memoria di chi vive quei luoghi da anni.

La cappella realizzata da Studio associates è così un’opera d’arte e architettonica relazionale sotto molti punti di vista. In primis, della relazione fra le persone che possono qui ritrovarsi, ma anche di relazione fra i due mondi sul confine dei quali è situata e, infine, è un’opera che dialoga con il territorio.

Proprio in quest’ultima accezione s’inserisce la scelta di impiegare il marmo Botticino Classico, chiaramente materiale locale, e che, ci spiega Martina Salvaneschi di Studio Associates, ha consentito loro di confrontarsi con questa materia ponendo anche sfide tecniche, come quella del taglio triangolare, e di trovare insieme soluzioni funzionali.

Interessante, inoltre, la scelta di farne un laboratorio, format utilizzato da Studio associates e definito “Lab”, selezionando una ventina di studenti a portfolio da scuole di architettura di tutta Italia (Napoli, Firenze, Mantova, Milano, Venezia le principali) per contribuire alla realizzazione dell’opera. Studenti cioè che hanno concretamente partecipato alla riuscita del manufatto e hanno avuto la possibilità di sperimentare di persona tematiche costruttive a cui spesso non riescono ad accedere nel percorso di studi.

Sempre Salvaneschi, che insieme a Galeazzi ha avuto occasione di studiare e lavorare anche all’estero, ci ha detto, infatti, che questo è un problema oggi tipico di molte istituzioni formative italiane, le quali non offrono agli studenti occasioni di confronto pratico con la materia, cosa che si traduce inesorabilmente in una difficoltà di adottare poi queste stesse materie nei loro progetti una volta terminati gli studi.

Secondo gli autori della Cappella del Silenzio è qui emblematico il caso del marmo Botticino, quasi più conosciuto all’estero di quanto lo sia in Italia, anche in conseguenza del fatto che, appunto, nelle maggior parte delle scuole del nostro Paese ormai la sperimentazione è assente, non c’è utilizzo diretto di materie e non viene dato peso al rapporto con il locale.

Un tema, quello della collaborazione, caro ai giovani architetti di Studio associates che nei loro “Lab” se ne avvalgono sempre, a volte spingendosi oltre la “costruzione partecipata”, che ha interessato la Cappella, per approdare addirittura a una “architettura partecipata” come nel caso della St. Anthony’s Chapel che stanno progettando insieme ad una comunità di 120 persone nel piccolo paese di Avaglio in provincia di Udine. Una possibilità che rende i progetti estremamente coinvolgenti, anche perché questi finiscono, come si diceva, col modificare profondamente l’habitat, pertanto pare giusto e sensato che le persone che questo ambiente lo vivono siano coinvolte nel processo di trasformazione.

Collaborazioni come queste sono chiaramente su misura e quindi sempre diverse, quello che è non cambia è invece il riscontro che arriva agli architetti di Studio associates: queste esperienze di lavoro collaborativo immersivo (gli studenti hanno lavorato a turni, ma anche mangiato e dormito in cantiere sempre insieme) risultano molto coinvolgenti ed estremamente formative per tutti i soggetti coinvolti, tanto che gli studenti regolarmente si rimettono in contatto con lo studio per chiedere quando potranno partecipare al prossimo Lab o svolgere tirocini.

Una metodologia formativa e informativa che premia tutti e forse proprio per questo ne emergono progetti interessanti e ben riusciti, pare così che l’esempio della Cappella del Silenzio possa aprire a una collaborazione tra Studio Associates e Consorzio Produttori Marmo Botticino Classico, operazione questa che contribuirebbe, insieme alle iniziative già attuate dal Consorzio e dalle altre istituzioni locali nel corso degli anni, alla promozione, alla conoscenza e all’impiego nazionale e internazionale di questo materiale in opere d’arte e architetture contemporanee.

Allo stesso modo, una collaborazione che configurerebbe altre interessanti occasioni formative anche per gli studenti del territorio, opportunità che andrebbero ad aggiungersi alla partnership recentemente avviata dal Consorzio con gli istituti Zanardelli e Vantini, quest’ultima, scuola di formazione professionale per scalpellini e marmisti che in realtà da anni già coopera con i Comuni, i Consorzi e con le numerose aziende del territorio che ne sponsorizzano le attività e si rendono disponibili per stage e docenze.

 

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